Nathan Jenden FW 2013
Era una semplice notte per i cittadini londinesi quando un'imponente nave,
di ritorno dalla seconda guerra mondiale, sbarcó nel porto di Londra. I
soldati, dopo giorni di viaggio, tornavano nella capitale in parte distrutta
dalla guerra. In un periodo in cui la moda era limitata dalla mancanza di
materie prime e razionamento era la parola d'ordine per sopravvivere, i
militari, ormai turisti nel proprio paese, non
potevano passare inosservati. Le scarpe, che per i soldati
erano state le sole e uniche compagne di viaggio nel deserto, per i londinesi
erano una fresca folata di novità. Brothel creepers, questo il loro
soprannome. Erano costituite da uno stivale in resistente camoscio
provvisto di una suola molto rigida. Pochi anni dopo, nel 1949, vennero adottate dal futuro magnate delle calzature
George Cox che le introdusse nel mercato. Inizialmente le creepers
erano in diverse tonalità di blu, dal pastello all'elettrico, scamosciate o di
cuoio lucido e solo successivamente vennero declinate nelle piú stravaganti
fantasie.
- "Honey lay off-a my shoes" cantava Elvis Presley inneggiando a queste scarpe che ebbero numerosi fan. Le creepers furono il segno distintivo di uno dei primi movimenti giovanili sviluppatosi in Gran Bretagna: i cosiddetti teddy boy. Sfrontati e irriverenti con le loro giacche di velluto e pantaloni a tubo, incarnavano appieno lo spirito della ribellione all’insegna del rock‘n roll. Erano gli anni 60 ed i Mods and Rockers dominavano le strade inglesi avendo ereditato dai predecessori queste scarpe fornite di una para mostruosamente spessa. Rivali tra loro, ma con un ideale in comune: cercare in ogni modo di far sentire la propria voce a una società insensibile ai disagi giovanili. Negli anni 70 la stilista Vivienne Westwood con il marito Malcom McLaren riuscì a proporre un pubblico ancora piú vasto queste curiose calzature vendendole nella sua celeberrima boutique "Let it rock". Fu proprio in questo periodo che nacque lo stile punk stracciato, estremo, ma allo stesso tempo curato nei minimi particolari, volto a sfidare i comuni canoni di bellezza fino ad allora imposti dall’ideale borghese. Seguirono, fino agli anni 90, due altri grandi movimenti entrambi nati lungo il meridiano di Greenwich: gli Psychobillies con quiffs altissimi e colorati, t-shirts con le maniche strappate, tessuti leopardati e, ovviamente, scarpe Creepers ai piedi.
- All’alba del nuovo millennio per le creepers non era ancora giunta l’ultima ora: queste scarpe erano destinate ad entrare nella leggenda. Fra le rivisitazioni moderne sono da citare quella di Chloe Sevigny Opening Ceremony o quella celeberrima di Miuccia Prada che ha creato una combinazione tra creepers e espadrillas, con notevole successo. Non è diverso il caso di Armand Basi che omaggia George Cox riportando in passerella modelli storici o di Nathan Jenden che ha reso vincente l’accoppiata Creepers e party dress. Una cosa è certa: sentiremo ancora a lungo parlare di queste scarpe ribelli.
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